Corso ISSR-Diocesi “FRATELLI TUTTI” anno pastorale 2021-2022

L’enciclica «Fratelli tutti» offre alla comunità cristiana un tema che, come dice il papa è doppio e centrale: «Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni» (n. 5) e nello stesso tempo ci viene consegnata perché «siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole» (n. 6). Nell’enciclica il tema della fraternità universale e dell’amicizia sociale è proiettato sulla scena della vita mondiale, del rapporto tra persone, delle relazioni tra i popoli, ambiti indubbiamente aperti e molto ampi rispetto a quello che le comunità cristiane vivono al proprio interno. Tuttavia non si possono relegare queste tematiche ad un orizzonte “periferico”, che non tocca nello stesso tempo il “centro” della comunità parrocchiale.

Anziché ripetere pedissequamente le parole dell’enciclica o riproporne lo schema e lo svolgimento dei ricchi contenuti, è possibile associare alla suggestione del papa una parola di Gesù, rivolta ai discepoli nel vangelo: «non vi chiamo più servi ma amici» (Gv 15,15). Fratelli-amici (linguaggio dell’enciclica) può recuperare il tema servi-amici (vangelo) articolato in questa doppia attenzione: “servi” nella comunità e “amici” nella città. Non è una riduzione del tema, ma una sua possibile riproposizione pastorale. Di qui il tema generale riassunto nel titolo:

 

Fraternità: “radice” del servizio ecclesiale e “fioritura” dell’amicizia sociale

 

LETTERA ENCICLICA FRATELLI TUTTI DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA FRATERNITÀ E L’AMICIZIA SOCIALE

1. «Fratelli tutti»,[1] scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui».[2] Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.

2. Questo Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia, che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’, nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale. Infatti San Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi.

Senza frontiere

3. C’è un episodio della sua vita che ci mostra il suo cuore senza confini, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla nazionalità, al colore o alla religione. È la sua visita al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, visita che comportò per lui un grande sforzo a motivo della sua povertà, delle poche risorse che possedeva, della lontananza e della differenza di lingua, cultura e religione. Tale viaggio, in quel momento storico segnato dalle crociate, dimostrava ancora di più la grandezza dell’amore che voleva vivere, desideroso di abbracciare tutti. La fedeltà al suo Signore era proporzionale al suo amore per i fratelli e le sorelle. Senza ignorare le difficoltà e i pericoli, San Francesco andò a incontrare il Sultano col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: che, senza negare la propria identità, trovandosi «tra i saraceni o altri infedeli […], non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio».[3] In quel contesto era una richiesta straordinaria. Ci colpisce come, ottocento anni fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un’umile e fraterna “sottomissione”, pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede.

 

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